Stefano Laghi e l’aerografia in pasticceria
Non credo che Stefano Laghi abbia bisogno di presentazioni, ma per chi non lo conoscesse, è una di quelle persone davanti a cui ci si incanta sentendo raccontare le avventure della propria vita. E’ un professionista, un pasticcere, che vive nella costante ricerca dell’andare oltre, perchè lo spirito di chi vive nutrendosi di idee, non si annoia mai. Lui è la differenza tra l’essere e il saper fare, perchè ha quel dono della semplice genialità che traduce ciò che vede in qualcosa di nuovo. Che non copia, perchè non ne ha bisogno, ma che spesso sa come indicarti la via e che se può, ne trova una nuova anche per sè.
Cosa c’entra tutto questo? Adesso ci arrivo.
Finalmente siamo alle porte del primo Festival Italiano di Aerografia che vedrà coinvolti esponenti dell’arte dell’aerografo di fama mondiale e che si terrà questo week end a Giovinazzo (BA) (16-17-18 settembre) e di cui trovate tutte le informazioni su Aerografo.com o sulla pagina facebbok dedicata all’evento
Tornando a noi, possiamo dire che Laghi è per l’aerografo in pasticceria (e quando intendo aerografo non parlo di sfumature che già si facevano, ma di disegni veri e propri), quello che Newton è stato per la scoperta della froza di gravità. E probabilmente non sarebbe successo se un giorno non avesse visto la pubblicità di un corso tenuto da Mario Romani su una rivista, come al famoso Isaac sarebbe sfuggita l’intuizione se non gli fosse mai caduta in testa quella mela.
E quindi, questo sbarbatello di vent’anni si è trovato ad approfondire sempre più un’arte, prima su carta come quando alle elementari si parte da virgole e punti, poi provando sul pastigliaggio. Il primo lavoro vero e proprio fu un ramo pieno di farfalle, con uno sfondo di cielo, e da come me lo racconta, ancora oggi si percepisce nella voce la grande soddisfazione del vedere ciò che prima era solo un’idea diventare realtà. …Sino ad arrivare poi ad aerografare addirittura il Tondo Doni
E da lì non si è fermato, come d’altronde non l’ha fatto nemmeno Mario Romani. Ha cominciato a tenere corsi in Etoile, quasi per caso, dopo che Boscolo vide uno dei sui lavori e ne restò ammaliato. E poi sono arrivati i premi internazionali come le Olimpiadi di Francoforte nel 1991, il trofeo Renato Scalenghe e il Campionato del mondo di Basilea.
E da quegli anni ad oggi abbiamo visto centomila Stefano Laghi: ma non come i centomila di Pirandello, confusi e a volte nessuno, centomila come chi sa reinventarsi ogni volta che ne senta la necessità, perchè è come l’ossigeno che serve al fuoco per mantenere la fiamma il più vivo possibile.