Thailandia, Chiang Rai, templi e dintorni

Mi sono lasciata Chang Mai e gli elefanti alle spalle utilizzando un Green Bus (i biglietti li fate direttamente sul sito ed è comodissima e puntuale) e in tre ore e mezza sono arrivata a Chiang Rai.

Dopo un pomeriggio a aprire come andare a Luana Prabang domani ho girovagato tra le vie della città. Non c’è molto, ma va benissimo per rilassarsi un po’ e organizzare il tour nei dintorni del giorno successivo.

A cena sono finita nel night bazaar, a mangiare Street food in mezzo alla piazza con tanto di concerto e spettacolo Thai. Potete mangiare qualsiasi cosa, dalla zuppa, al fritto, agli spiedini di qualsivoglia animale è anche insetti vari.

Oggi finalmente tour nei dintorni. Se avete voglia di affittare una machina o un motorino potete girare in autonomia, ma io, essendo da sola, mi sono affidata a un tour organizzato.

Pick up alle 8.30 e ritorno intorno alle 18.

Il costo varia, io l’ho pagato 750bath ma ne trovate molti che oscillano tra i 900 e i 1000. Vi consiglio di non prenotarlo in anticipo ma di prenderlo una volta a Chang Rai perché trovate tutte le fasce di prezzo.

Prima tappa White Temple: bellissimo. L’ingresso costa 50bath e ne vale la pena. Si passa dall’inferno alla base del tempio al paradiso, cioè la cappella stessa dove c’è il Buddha passando per il ponte che li collega. Molto suggestivo.

 

Seconda tappa il Blue Temple: carino. Più piccolo, gratis e ovviamente blu.

Il terzo è il Black Temple: Baandam (letteralmente casa nera)

Più che un tempio è il museo delle opere di Thawan Duchanee, un artista proclamato artista nazionale nel 2001. Non è solo un tempio ma un complesso di piccole strutture colme d’arte. Cupa e suggestiva.

Dunque… avete fatto templi di tutti i colori… fucsia, quando?

Il nostro gruppo ha deciso di saltare la visita alle donne giraffa, a nessuno andava di pagare dei biglietti per vedere esseri umani in modalità zoo. comunque c’è anche quella opzione.

Dopo una visita a una piantagione di te con annessa degustazione, la tappa successiva è la Monkey cave. Bellissima. Immersa tra il verde delle piante e quello del muschio.

Ti danno un bastone prima della lunga scalinata per raggiungerla perché le scimmie rischiano di attaccarti salendo e così le puoi allontanare. Effettivamente a un certo punto ci siamo trovati schiena a schiena con un francese con cui facevo da apri fila contro tre scimmie che ci ringhiavano. Molto divertente.

Nella caverna c’è la statua di un Buddha e dall’esterno si sente il vociare delle scimmie che litigano tra loro.

Ultima tappa è il Triangolo d’oro, ossia la crocevia del traffico di oppio dove confinano Laos, Thailandia e Myanmar, e il vicino museo dell’oppio. Questa volta senza nessuna degustazione.

Domani mi aspettano 15 ore di Bus per raggiungere Luang Prabang, l’alternativa era la Barca che ci impiegava due giorni e non li ho dato il volo che devo poi prendere per Pakse.

Ce la posso fare. Se quello di fianco a me puzza di aglio o di sudore, lo uccido. Promesso.

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