Crociera nella baia di Ha Long

Oggi si parte per la crociera nella baia di Ha Long

O meglio, nella baia di Ha Lan:

Abbiamo scelto questo giro che è un po’ meno battuto perchè non avevamo voglia di seimila navi tra i piedi… e devo dire che è stata una decisione più che azzeccata. 

Siamo atterrate ad Hai Phong da Hoi An, dopo i due giorni trascorsi in quella zona, che vi racconto nell’articolo in cui vi consiglio come passare due giorni tra lanterne, risaie e My Son.

La mattina bisogna spostarsi da Hai Phong a Cat Ba, da dove parte la nave.

Primo giorno

Sveglia alle 8. C’e uno Starbucks in città. L’alternativa sarebbbe stata mangiare per strada alla vietnamita, una zuppa di qualche genere con maiale ed erbette.

Decidiamo di fare le fighette e, per un euro, farci portare dal taxi verso il nostro cappuccino. È la prima volta che trovo da Starbucks cibo e bevande orrende. Di tutti quelli in cui sono stata in tutto il mondo.

Ah, il karma.

Torniamo in hotel, facendo una sosta in una via in cui, tra i palazzi, passano binari del treno. Funzionanti.

Ce ne sono anche ad Hanoi, piuttosto famosi, ma non ci siamo ancora arrivate, ce li lasciamo per poi. Per ora, viviamo il momento.

Recuperiamo le valigie nell’ostello trash in cui la stanza aveva la parete con la tapezzeria raffigurante una cascata e il controsoffitto con motivi greci. Un’anacronismo pacchiano dopo l’altro. Stupendo. Il tizio della reception, al check in si faceva anche la barba nel bagno subito dietro il bancone.

Prendiamo un Grab con direzione Got pier per imbarcarci sulla crociera nella baia di Ha Long.

 crociera nella baia di ha long

È una crociera abbastanza top class, fossi stata da sola avrei optato per qualcosa di molto più cheap ma va bene così: saremo “vamp per una notte”. 

Il mio unico timore è che ci siano solo coppiette di ogni genere e in questo momento sono allergica al genere. Preferisco i backpacker sgangherati. Soli. Liberi. Con cui passare una sera a bere birra sotto le stelle e parlare di vita a caso. Sono felice di essere con Elena, da sola sarei finita a bere shot di vodka e raccontare la mia vita al barman vietnamita mentre i piccioncini si guardano negli occhi tenendosi mano nella mano.

In ogni caso va bene, sono solo in uno di quei momenti che poi passa. Colpa di una stupida foto. E so già che mi sto facendo film inutili che non saranno tali. Come sempre.

Saliamo. La camera é fighissima. Siamo davvero delle meravigliose « snob per un giorno ».

E ora di pranzo, buffet e due ore di relax al quarto piano sulla terrazza panoramica mentre la nave solca la baia.

Il pavimento é di erba finta che ustiona i piedi. Gli sdraio di plastica intrecciata. Ci siamo solo noi e una coppia di ragazze del nord Europa, bianche come il latte: mi sento quasi scura nonostante non abbia nemmeno un velo di abbronzatura se non il segno della canotta dopo il giro in bici…

baia di ha long pranzo sulla nave nella baia

Tutto attorno é semplicemente la bellezza, tutta la baia, meravigliosa, di quella meraviglia che riempie gli occhi. Acqua e formazioni rocciose intrise di verde. A raccontarlo, si perde tutta l’essenza.

L’acqua é calma, il sole alto, la nave semplicemente va.

Noi non sappiamo dove guardare e cosa fotografare perché é tutto bello e sappiamo già che una foto non potrebbe mai catturare davvero l’essenza di questi luoghi.

Decidiamo di smettere, di semplicemente goderci la traversata in cui non torneremo, ma ricorderemo per sempre.

Ad un certo punto suonano il “clacson” della nave e ci prendiamo un’infarto: è per avvisarci che alle 4 c’é l’escursione in kayak. Arriviamo al noleggiatore galleggiante che ci consegna il nostro blu. Elena si siede davanti, io dietro.

kayak nella baia di ha long

Sono tutte coppie, ma siamo determinate a far vedere la forza possente di due ragazze con meno muscoli nelle braccia di Barbie. Pagaia, non ti temo.

Ci mettiamo un attimo a sincronizzarci, ma tempo cinque minuti di testa coda importanti e andiamo spedite come scivolassimo sull’acqua.

“Destra, sinistra, destra, sinistra”

Attraversiamo la baia, passando accanto ad allevamenti di pesci puzzolenti ma dannatamente affascinanti. Pensare che qualcuno vive lì, con tanto di cane, fa decisamente effetto.

L’uomo sta rovinando questi posti senza ritegno. Qui ancora si salva, ma si trova plastica che galleggia ovunque e, nel nostro piccolo, proviamo a raccogliere quella che incontriamo. La guida, alla fine del giro, è sommerso da scatole di polistirolo piene di schifo. Se ognuno facesse il suo, potremmo davvero salvare una buona parte di tutto. 

Siamo l’animale più evoluto, dicono. L’unico che distrugge il mondo che lo accoglie invece di preservarlo.

Due ore dopo e quattro braccia fa, siamo rientrate. Domani, probabilmente, le appoggeremo sul comodino.

Doccia, classe di cucina per imparare a fare i roll vietnamiti ed è quasi ora di cena. La ragazza spagnola che aspetta il suo turno a per arrotolare la carta di riso ci guarda dicendoci “caspita, siete veloci, sembra lo facciate di mestiere”.

Sorridiamo e facciamo finta di nulla.

Ci siamo perse nel tramonto, nei suoi colori, nella sua bellezza.

ha long al tramonto dalla nave da crociere

Ogni tramonto ha la sua essenza, parole che dice nel silenzio dell’esplosione dei suoi colori, quasi come se urlasse. È veramente stupendo. Sa di fuoco, arancio, rosso e giallo. Sa di un campo di fiori fucsia, rosa e viola. Profuma già di notte, del suo blu, del suo essere buio pesto.

Il resto della serata lo passiamo a parlare e guardare le stelle. Tante volte, avere gli occhi rivolti all’insù, è la decisone più sensata che si possa avere, per volare via, per staccarsi da quello che siamo. Per lasciare andare i pensieri.

Per fortuna, le previsoni vodka e suicidio per le troppe coppiette sono andate in fumo.

Secondo giorno

Sveglia alle 5.50 per essere pronte alle sei per la colazione e alle 7 per la biciclettata nel villaggio.

Come sempre non abbiamo capito una fava: la colazione era alle 6.30 e ci siamo svegliate mezz’ora prima per il gusto del cavolo. Molto bene.

C’è di buono che siamo le prime e le famiglie cinesi, in particolare una con una bambina che è letteralmente sempre tra i piedi, non sono ancora arrivate.

Giuro, questa bambina sembra abbia il dono dell’ubiquità. Ovunque ti volti, lei è lì, in mezzo, dove dovresti andare tu. E urla.

Alle sette ci avviamo per il giro in bici. La strada è un saliscendi prepotente in mezzo al verde. Le bici scassate, arrugginite ed emettono suoni ad ogni pedalata che sembra preludano il potersi rompere da un momento all’altro.

Dopo i primi 100 metri c’è una salita che nemmeno con le bici a marce avremmo provato a fare, ma noi non demordiamo, il banana Bread mangiato a colazione che continua a venirci su deve essere digerito.

Arriviamo in cima arrancando con gli ultimi 10 metri fatti camminando.

Siamo già grondanti come se fossimo passate sotto una doccia. Sono le 7.30 del mattino.

Molto bene.

Continuiamo il giro in bici in tutto per 5 km. Arriviamo nel villaggio e torniamo verso la barca per la stessa strada. Non ci sono molte alternative: è l’unica sull’isola. Dopo l’ultimo chilometro, anche il Banana Bread è finalmente andato.

Siamo da strizzare, piene di moscerini come un parabrezza dopo la torino Milano.

Escursione in bici nella baia di ha long cat ba

Tempo un ora per sistemare noi e camera nostra che sembra una base militare post esplosione di una mina, nonostante siamo entrate 20 ore fa, poi brunch alle 10.

Sarà il nostro pranzo perchè alle 12 attracchiamo e poi comincia il viaggio della speranza per Ninh Binh

Bus. Ferry, su cui siamo la principale attrazione. A turno, quattro vietnamiti senza denti, con un odore che non credo avrei se smettessi di lavarmi per i prossimi sei mesi, vogliono farsi una foto con noi.

La moglie di uno anche mi abbraccia e fa selfie sorridente. L’altro vuole diverse angolazioni. L’ultimo, tenta di abbracciarmi ma alza l’ascella e penso di morire.

Comunque se sono qui a raccontarlo, sono sopravvissuta.

Arriviamo sulla terra ferma e cerchiamo il tipo del Pullman che dovrebbe essere da quelle parti e parlare un minimo di inglese per capirci.

Saliamo su un minivan che dovrebbe metterci 4 ore e partire alle 2. A un certo punto, non parte più alle 2 ma mezz’ora dopo. Poi non parte proprio e ci cambiano di Bus. 

Finalmente il motore si mette in moto: siamo stipate nei posti  davanti dove non entrano nemmeno le gambe e viaggiamo con i piedi all’aria.

Va benissimo così.

Ci lasciamo alle spalle la baia di Ha Long, davanti abbiamo Ninh Binh.

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